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Il Cinghiale







                            

Tra gli ungulati Italiani il Cinghiale riveste un ruolo di primaria importanza sia per l'impatto negativo esercitato nei confronti delle culture sia per la grande e crescente importanza venatoria. In realtà il conflitto di interessi legato alla presenza del cinghiale rende la gestione di questa specie particolarmente problematica. L'evoluzione recente della distribuzione geografica del cinghiale nel nostro Appennino è caratterizzata da un andamento sorprendente, sia per l'ampiezza dei nuovi territori conquistati, ormai è presente nelle prime colline a ridosso della pianura, sia per la rapidità con cui il fenomeno si è verificato. Nel giro di una ventina d'anni, infatti, l'areale si è più che quintuplicato,interessando interi settori geografici ove il cinghiale mancava da molti decenni, se non da secoli. A seguito di tutto questo, negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento delle forme di caccia e di cacciatori, vi è un accanimento da parte degli organi di gestione verso questo animale, che ha portato a cacciarlo tutti i giorni per tutto l'anno. Questo sta comportando il mantenimento delle popolazioni in uno stato di costante destrutturazione per l'assenza appunto di un prelievo selettivo. I dati disponibili, relativi alla distribuzione delle classi di età, indicano che mediamente i soggetti di oltre tre anni sono rappresentati in misura estremamente bassa. Ciò ha probabilmente effetti negativi anche sulla dannosità dei branchi, il cui comportamento alimentare può essere influenzato dalla composizione sociale.

Il cinghiale (Sus scrofa) è specie comune in Europa,Asia,Africa del nord. In Italia è presente in molte regioni con popolazioni inquinate geneticamente dalla introduzione di esemplari originari del centro-Europa o dei Balcani. Nelle zone adatte, è assai diffuso e localmente abbondante al punto da potersi considerare invadente; si trova in quasi tutti i territori montani e collinari dell'Italia peninsulare. E' assente in Sicilia. In Italia il cinghiale si configura come una specie in grado di adattarsi a quasi tutti gli ecosistemi. La sua distribuzione appare in continua espansione, le popolazioni risultano estremamente vitali e caratterizzate da incrementi annui assai elevati. Le cause che hanno favorito il suo incremento numerico sono molteplici. Presente ormai quasi ovunque con popolazioni assai numerose, il cinghiale rappresenta per i Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia un selvatico la cui gestione risulta tutt'altro che facile. Il cinghiale, selvatico prettamente forestale, è ormai diventato onnipresente, può venire considerato come una specie generica: si adatta cioè a tutti gli ambienti purché questi soddisfino le sue necessità di cibo, di punti d'acqua dove insoliarsi e di estese macchie in cui trovare rifugio. Il riconoscimento del sesso e delle classi di età in animali osservati in ambiente naturale assume una notevole importanza gestionale. Gli individui di sesso maschile adulti si riconoscono dalle femmine per la presenza di un ciuffo di peli con cui termina la guaina del pene, detto pennello, per la presenza di canini assai sviluppati e per il muso più corto e tozzo. L'identificazione in natura delle classi di età si basa inoltre soprattutto sull'osservazione delle dimensioni e dal colore del mantello. In genere si distinguono 3 classi di età:     1- gli "striati" i cuccioli, che presentano un mantello a fasce longitudinali giallastre e marrone scuro mantenuto fino all'età di circa 3-4 mesi.                                                                                                                                                                                2- i "rossi" animali caratterizzati dal mantello rossiccio, che permane fino all'età di circa 1 anno.                                           3- gli "adulti" soggetti con mantello bruno scuro, spesso con tonalità differenti da popolazione che rappresentano la classe dei riproduttori . Le orme dei cinghiali sono facilmente distinguibili da quelle degli altri ungulati, gli speroni (2° e 5° dito) restano impressi sul terreno posteriormente e di lato ai cuscinetti plantari, in quanto inseriti piuttosto bassi sul retro degli arti. L'orma assume quindi una forma trapezoidale di dimensioni diverse in funzione dell'età dell'animale. In genere le dimensioni di un'orma di un maschio adulto sono lunghezza 5-8 cm, larghezza 4-6 cm mentre quelle di un soggetto giovane presentano una lunghezza di 3-4,5 cm, ed una larghezza di 2,5-4 cm. Quando gli animali si spostano al passo le impronte delle zampe anteriori si trovano in genere davanti ed in parte sovrapposte da quelle degli zoccoli posteriori. Nella corsa invece gli zoccoli degli arti anteriori vengono sopravanzati da quelli posteriori. Le fatte hanno la forma cilindrica, lunghe, di colore nerastro o marrone scuro, che divengono con il tempo grigie con la tendenza a separarsi in vari segmenti. In genere vengono deposte in prossimità dei luoghi di alimentazione. La vita sociale del cinghiale si presenta assai complessa. Si configura infatti come un selvatico con un elevato senso gregario e gerarchico. L'unità fondamentale è costituita dalla scrofa, accompagnata dai piccoli dell'anno prima, nucleo che viene difeso nei confronti di altri branchi. I maschi, a circa 18 mesi di età, lasciano questa aggregazione per costituire piccole bande non gerarchiche che si spostano in continuazione e che hanno durata molto breve. Il maschio adulto, giovane o anziano che sia, conduce vita ritirata; al massimo accetta la compagnia di uno o due scudieri ( maschi giovani sottomessi), e si avvicina alle femmine solo nel periodo degli accoppiamenti che di solito si verifica due volte l'anno, in novembre-dicembre e non di rado anche in giugno. In questa fase il maschio assale qualsiasi rivale incontri, ma le lotte appaiono più spettacolari che cruente. I maschi adulti quindi si spartiscono le femmine creandosi ognuno una propria area di influenza. La gestazione si protrae per 16-18 settimane e la femmina, nell'imminenza del parto, prepara nel fitto della macchia una specie di nido, con un po' di fogliame e  rotolandosi più volte su se stessa: apprestamento che deve essere interpretato non solo sotto l'aspetto termico, ma anche sociale. Qui la scrofa dà alla luce un numero vario di cinghialotti ( da 4 a 12) coperti dal tipico pelame fulvo percorso longitudinalmente da strisce bianco-giallognole che scompaiono gradatamente, verso il 4° mese di vita. Per circa due settimane madre e piccoli rimangono nel covo per uscirne solo quando l'imprinting sarà del tutto completato. Il periodo dell'allattamento si protrae per 2-3- mesi a seconda dell'andamento stagionale. Il nucleo famigliare, legato da vincoli strettissimi, rimane unito per i primi tempi; in seguito più nuclei possono fondersi fra di loro dando origine a branchi gerarchici piuttosto numerosi. La completa emancipazione si ha in genere durante la successiva stagione riproduttiva. La maturità sessuale viene raggiunta in ambo i sessi a 9-10 mesi: pertanto le femmine possono effettuare un primo parto all'età di 13-14 mesi. I maschi viceversa raggiungono la possibilità di accoppiarsi ( maturità sociale) solo a 3-4 anni.
Per le peculiari caratteristiche morfologiche il cinghiale non può venire confuso con nessuna delle altre specie; presenta infatti una lunghezza testa-corpo di 100-150 cm, coda 12-20 cm, altezza al garrese 60-90 cm. Il peso del maschio oscilla ma può arrivare a 180 kg mentre la femmina arriva a 150 kg. Di dimensioni grandi, corpo massiccio con treno anteriore molto più sviluppato del posteriore; testa grande, a cuneo, terminante con il grugno ( o grifo). Questa formazione, tipica dei suidi, ha per base anatomica le ossa del grifo, derivate dalla trasformazione dei turbinati nasali, che si incastrano fra i prolungamenti delle ossa mascellari e nasali. Il grifo appare perforato dalle narici e coperto da una mucosa umida, mobile, senza peli; ha una muscolatura propria ( muscolo del grifo).  Al di sotto di questo si apre la bocca con i canini superiori ed inferiori sporgenti ( detti difese quelli inferiori, coti i superiori); occhi piccoli, con lunghe ciglia; le orecchie sono grandi, diritte, con pennello apicale di setole. Molto sviluppati sono i muscoli della nuca che, inserendosi sulla cresta occipitale ( nei suidi particolarmente prominente),  consentono di usare il grifo come un vero e proprio aratro per la ricerca del cibo. Il 3° e 4° dito terminano con unghioni allungati, leggermente diversi l'uno dall'altro; il 2° e 5° dito sono rivestiti anche essi da unghioni, ma più piccoli ( guardie), che poggiano sul suolo solo in particolari condizioni; la coda è corta e termina con un ciuffo di peli. La pelliccia presenta borra folta, corta e lanosa. Generalmente appare di colore nero-bruno scuro con brinature argentee sul muso e sulle spalle nei soggetti adulti o anziani. La femmina possiede dodici mammelle addominali. Nel maschio i canini fuoriescono dalla rima labiale e la coda viene, in genere, portata bassa; nella femmina i canini non sporgono e la coda, durante la corsa, viene mantenuta di norma tesa orizzontalmente. Il trofeo, tipico del maschio, è costituito dalle difese, lunghe fino a 20 cm, e dai coti ( 10 cm c.a.)

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Con l'avanzare dell'età la struttura generale del corpo e in particolare la silhouette della testa di un maschio si modifica: a) striato fino a circa 4 mesi; b) sub-adulto di 5-10 mesi; c) sub-adulto di un anno; d) adulto di 2-4- anni; e) adulto di età superiore ai 4 anni.  A 3-4 anni i canini del maschio sono già evidenti e rappresentano un carattere sessuale secondario utile per l'identificazione.