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BENELLI RAFFELLO DE LUXE

Benelli, tutti lo sanno, è azienda che si dalla sua ormai lontana fondazione ha puntato a portare con costanza nel mondo della caccia, contenuti di alta innovazione e di tecnologia, mai pareggiati da nessun concorrente. Ma il merito dei successi da sempre ottenuti, è stato quello di saper coniugare armi sportive altamente tecnologiche con un occhio importante alla gradevolezza estetica. In questo forse, sta la forte caratterizzazione dell´italica sapienza delle produzioni della casa di Urbino; e quindi lo straordinario successo.

SEMIAUTOMATICI SUPERMAGNUM.

GRIZZLY BLACK 

Utilizzato negli ambienti più estremi si adatta ad ogni circostanza.

Il duro di casa Breda. Concepito per un impiego in condizioni climatiche ostili, gelo e pioggia non lo condizionano minimamente. La carcassa, nonostante il poderoso calibro camerato 12/89mm, risulta filante e ben proporzionata. Grizzly spara senza alcun problema cartucce standard da 70mm, le potenti magnum da 76mm e le potentissime supermagnum da 89mm. 
Caratteristiche Tecniche: Fucile semiautomatico
Peso: 3300 grammi.
MODELLOCALIBROCAMERACAMERABINDELLA
Strozzature
LUNGHEZZA CANNE
(MM)(MM)(MM)(CM)(IN)
Breda Grizzly
12
89

 6x6
 internal choke
 70

5 falsi miti sulle armi


5 falsi miti sulle armi da fuoco a cui tutti credono (grazie ai film di Hollywood)


Sì, che sparare a una serratura se non ti ritrovi in tasca la chiave RIDUCA drasticamente le chance di aprire quella porta lo sapete già: l'hanno scritto su Focus sin dal primo numero. Al massimo dal secondo. Ma ci sono molte altre idiozie sulle armi da fuoco propagate a mezzo film d'azione/poliziesco/poliziesco d'azione da Hollywood e ritenute erroneamente vere dal popolo dei movie-goers. Ma pure da quelli che trascorrono il sabato sera in casa a guardare quei gialli per la TV terrificanti su Rai 2. Ad esempio: come funziona la storia dei silenziatori? Ad esempio: quanti colpi ci stanno nel caricatore di un AK-47? Ad esempio: mi posso fidare di un giubbotto di kevlar? [...]


I siti cracked.com e mythbustersresults.com si sono messi di buzzo buono per dimostrare come buona parte di quanto Hollywood ci abbia ripetuto sulle armi da fuoco per gli ultimi, uh, cinquant'anni sia una gigantesca marea di cavolate. Scendendo nel dettaglio:

1) I SILENZIATORI TRASFORMANO DAVVERO UN COLPO DI PISTOLA IN UN LEGGERO FRUSCIO?
No. Manco per niente. Questo è il suono prodotto da una glock con silenziatore:


Si scende dai 140/160 decibel di un proiettile esploso senza silenziatore ai 120/130 di una "suppressed gun". Sì, tutto qui.

2) QUANTO TEMPO CI METTE A SVUOTARSI IL CARICATORE DI UN AK-47?
Come sa chiunque passi un po' del suo tempo ad ammazzare gli amici sulle mappe di un Call of Duty, pochissimo.


Questa è la realtà (del fatto che dei privati cittadini possano comprare negli USA dei fucili d'assalto per filmare robe del genere, poi, magari ne parliamo un'altra volta):


30 proiettili fratto una ratio di fuoco di 700 colpi al minuto = LOL.

3) UN GIUBBOTTO ANTIPROIETTILI TI PROTEGGE DA UNA RAFFICA DI MITRA?
No. Ma se vuoi puoi sempre provarci, eh. Nessuno ti dice niente.
Il kevlar può evitare a te (ma non alle tue costole) un incontro intimo con un piccolo calibro, ma una raffica di arma automatica? No way.

4) QUELLA COSA DEL FAR SCARRELLARE PISTOLA, MENTRE SI PUNTA QUEST'ULTIMA IN FACCIA A QUALCUNO, HA UN QUALCHE SENSO?
Sì, ma solo se parliamo del cane di un revolver di fine ottocento. Quando il suo burattino non ha tra le mani un bel fucile a pompa, da caricare facendo sussultare virilmente l'attrezzo reggendolo per il dorso, Hollywood utilizza tutto quel click-clack superfluo per far capire che a) sì, quel tizio è uno che fa mammamiasulserio e b) quella pistola è veramente pronta-prontissima a sparare. 

Peccato sia tutto superfluo. Una Beretta 92-F come queste, al pari di qualsiasi altra pistola prodotta negli ultimi centocinquant'anni, fa tutto da sola quando premi il grilletto. Sul serio. Giuri.

1) MA DAVVERO BASTA UN PROIETTILE NEL SERBATOIO PER FAR ESPLODERE UN VEICOLO?
Sì. Ma è fisicamente così improbabile che accada, che fai prima a buttare via l'arma, cospargere di benzina l'auto e darle fuoco con uno zippo. Il problema dei proiettili magici di Hollywood, quei pezzi di piombo perforante in grado di trasformare in un nanosecondo qualunque cosa viaggi su quattro ruote in una palla di fuoco, è che risultano totalmente impotenti contro i loro nemici naturali. Cioé gli sportelli delle macchine e i sacchetti di patatine.

LA PPK-S d’acciaio inossidabile calibro 9 Corto



Questa “PPK/S” d’acciaio inossidabile calibro 9 Corto è opera della Walther USA:  mentre il resto del mondo clona le “1911”, negli Stati Uniti prosegue la produzione di questo grande classico tedesco




In analogia a quanto avviene nel settore dell’automobile, ove sono in atto fusioni e raggruppamenti che danno vita a veri e propri colossi industriali di dimensioni mondiali, anche in campo armiero si vanno formando delle holding sempre più articolate che, in più di un caso, si reggono su nomi prestigiosi che hanno letteralmente fatto la storia delle armi; oltre a questi raggruppamenti, si vanno estendendo altre forme di collaborazione fra case diverse. È il caso ad esempio della Walther, azienda agonizzante una decina d’anni fa che ha ricevuto un’iniezione di vitalità da quando è entrata nell’orbita della Umarex e che ha stabilito un accordo con la Smith & Wesson per l’interscambio di prodotti. Da questo 

L’arma finale per il fante del futuro


Spara a raffica sia cartucce calibro 5,56 Nato sia granate da 20 millimetri che grazie a un mirino laser esplodono sulla testa del bersaglio. Sarà prodotta in serie fra cinque anni
a cura di M.M.
La sigla OICW (Objective Individual Combat Weapon) indica la nuova arma polivalente d’assalto sviluppata dalla Alliant Technologies, azienda produttrice di armamenti e munizioni conosciuta anche dagli appassionati italiani per le sue polveri per ricarica. L’arma è stata sviluppata per offrire ai fanti del ventunesimo secolo un unico strumento d’attacco in grado di svolgere le funzioni del fucile d’assalto M-16, del lanciagranate M203 e della carabina M14. La possibilità di usare un doppio munizionamento fa sì che quest’arma possa essere impiegata in azioni antipersonale o contro mezzi e installazioni difensive. Questo sistema d’arma spara munizioni in calibro 5,56 Nato, granate da 20 millimetri e secondo il costruttore ha un rinculo pari a un quarto di quello di una carabina M-14 e solo sensibilmente maggiore di un M-16.


La pistola che spara energia



Grazie a una bomboletta di azoto compresso quest’arma non letale proietta contro l’aggressore due piccoli dardi collegati a un accumulatore ad alta tensione. Grazie alle onde elettriche che emette il K.O. è assicurato, ma senza alcun pericolo di danni permanenti
a cura di M.M.
L’Advanced Taser è una curiosa arma non letale prodotta da una azienda americana, la “Taser International” che funziona a gas precompresso. La particolarità di questa sorta di pistola è che non spara proiettili, ma è in grado di scaricare sull’aggressore una corrente ad altissimo voltaggio (50 mila volts) che provoca una folgorazione istantanea, sebbene non letale.

FUCILE CARCANO



Nonostante alcuni incompetenti abbiano considerato e tuttora considerino quest'arma imperfetta e addirittura con difetti pericolosi per l'incolumità tiratore, questo non corrisponde nel modo più assoluto alla verità; sono soltanto parole ingiuste e menzognere scritte da chi non sa nulla di meccanica e di balistica.

Qualcuno ha anche scritto che i nostri soldati erano ignoranti e non capivano la pericolosità di questo fucile; chi ha fatto queste affermazioni è offensivo e irriverente nei confronti dei nostri soldati e deve vergognarsi; deve anche sapere che quei soldati da lui definiti "ignoranti" sono quelli che gli hanno dato la libertà pagandola a caro prezzo; questo merita il massimo rispetto di tutti

IL DRILLING

 
Il drilling fa parte di quella schiera di armi lunghe che più genericamente vanno sotto il nome di armi combinate. Il termine oggi ha assunto un più vasto significato. Se all'origine denotava la commistione di più canne lisce e rigate,  anche di diverso calibro, da un po' di tempo i costruttori, sotto lo stesso nome, indicano anche armi a canna liscia a più canne,  di diverso calibro.
La costituzione più semplice era data da un fucile sovrapposto con una canna liscia e una rigata, chiamato anche billing, o semplicemente combinato, poi doppietta con due canne lisce e una rigata, di solito in posizione inferiore e tra quelle lisce, e poi sovrapposto con due canne lisce e una rigata ai lati e tra le due canne. Ma non mancarono esempi di fucile a quattro canne, due lisce e due rigate di diverso calibro, di cui uno piccolissimo, e l'altro più importante. Questa tipologia di armi non è più usabile per uso di caccia,  come pure tutte quelle che camerino cartucce a palla nei calibri non prescritti a tale fine.
 
Di tutte il drilling è l'arma più completa e versatile. Se ne trovano in calibro 16, la maggior parte, in dodici frequenti solo dagli anni settanta in poi, e in venti, molto più rare. Il sedici oggi è soppiantato, ma l'averlo costruito per decenni in questo calibro, fa si che ce ne siano in giro tanti, forse più che nel calibro maggiore.
Ciò è dovuto al miglioramento della composizione degli acciai e loro forgiatura, che permettono di avere canne e bascule più leggere a parità di resistenza alle pressioni.
 Il Billing, o combinato, ha una canna liscia e una rigata. Può essere considerato un fucile per la caccia a palla che all'occorrenza può dare la possibilità di sparare ad una incauta lepre o bianca, se si è saliti in quota a cercare camosci. Il drilling, nella sua fattispecie più comune, può essere considerato una doppietta per contorni, bianche, forcelli e lepri, che all'occasione può farci servire un incauto camoscio.
Non sono comunque armi specialistiche come le doppiette e sovrapposti da una parte , e fucili a canna rigata dall'altra.
Al nostro senso etico la scelta dell'arma giusta a seconda della caccia che andremo a fare.
Unica eccezione la caccia di posta al cinghiale, anche durante le battute ove non sia escluso il tiro alla lepre, e anche viceversa. Qui le distanze di tiro non sono di solito molto lunghe, e l'uso di armi specialistiche, dalle lunghe portate sono anche superflue. E' un po' come avere un SUV. Non è proprio un fuoristrada, ne una city-car, ma ci permette di risolvere egregiamente tante situazioni, e se blasonato, chi ci rimprovera di essere andati al teatro dell'opera con esso?
Torniamo al drilling. Dicevo che la combinazione delle canne nei paesi mitteleuropei è la più varia. Per ugnuna di essi tedeschi e austriaci, che notoriamente parlano la stessa lingua, hanno un nome che indica la posizione delle canne rigate rispetto alle lisce. Per noi è più semplice: combinato o drilling.
Per i calibri a canna liscia ho già detto. Per quelli a canna rigata si trova di tutto, dai calibri 22 a percussione centrale,  a tutti i calibri medi europei e anche USA, ove sia disponibile il bossolo nella configurazione “rand”, quella col collarino.
La lunghezza delle canne di solito è ridotta ai valori normali della canna rigata, ma le canne lisce così accorciate non risentono troppo di limitazioni, oggi che le cartucce per canna liscia di produzione industriale hanno tutte un grande grado di affidabilità.
Sul terreno di caccia:
ho già detto come, a mio parere, il drilling sia un'arma generica, e non specialista per la caccia a specie troppo diverse tra loro che si possono incontrare sull'arco alpino, e quindi da evitare per l'uso normale, dove l'etica venatoria impone anche il rispetto di tradizioni venatorie che fanno comunque cultura, ma c'e un caso in cui mi sento di raccomandare l'uso dello stesso.
Che sia di calibro 12, 16, o 20 per la canna liscia, poco importa, e vedremo perché. Per la canna rigata consiglio un calibro medio, per me, che non sono affetto da USAmania, un calibro medio mitteleuropeo, come il 7x64, o l'8x57, in  versione rand, quindi 7x65, e 8x57 JRS, o anche JR, per chi già lo possiede,non esasperati, costanti e già ben sperimentati, precisi ed affidabili.
Mi sto riferendo chiaramente alla caccia al cinghiale nella macchia mediterranea, dove al bosco più o meno fitto, possono alternarsi radure  di un centinaio di metri al massimo. Nel fitto l'uso della canna rigata è sconsigliabile, sia per la portata dell'arma, esuberante, sia per la possibilità che il proiettile venga deviato. Solo nelle radure questa potrebbe darci ottimi risultati, a patto di un giusto allenamento al tiro e di sapere sempre dove le palle vadano a finire.
Nel fitto del bosco e/o a distanze ravvicinate, le canne lisce offrono sicuramente più chance, caricate a palla asciutta, ottime e per me insuperabili quelle francesi, così vuole la normativa specifica, possono essere scaricate quasi in simultanea, e dove non serve e non sia neanche possibile sparare più colpi, in mani esercitate fanno il loro dovere.
La dove si paventa l'incontro con lepri e volpi, quando non viga il divieto di sparare ad altra specie, una canna liscia può convenientemente essere caricata con cartuccia a munizione spezzata, da usarsi alla bisogna. Ma nella malaugurata ipotesi che si venisse caricati da un cinghiale che già si sia portato a presso le due botte a palla, a poco servirebbe la cartuccia del piombo tre e dintorni, riservata dalle nostre intenzioni a lepri e volpi, ma se essa fosse comunque a munizione spezzata, così recita la legge, o a pallettoni, termine improprio ma molto chiaro, la potremmo considerare una assicurazione sulla vita. Con essa cartuccia non si può cacciare il cinghiale, ma chi ci può interdire di difenderci? Comunque meglio il rischio di multe che una degenza in ospedale, per non dire di peggio!
 
 
 
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STORIA DEL PRODUTTORE: BERNARDELLI VINCENZO (BS) ITALY




Vincenzo Bernardelli si può certamente annoverare tra le aziende che hanno dato maggior prestigio all’Italia per la produzione di eccellenti armi da caccia ed in particolare è conosciuta nel mondo per le sue riuscitissime doppiette, proposte nel corso di più di due secoli e mezzo.
Ha realizzato in passato nel suo stabilimento di Gardone Valtrompia tutti i tipi di armi, dalle corte alle lunghe, dalle doppiette, all’unico semiautomatico con serbatoio a caricatore, agli express.
Ma il nome Bernardelli è indissolubilmente legato alle doppiette, realizzate in una grande variabilità di tipi, dalle cani esterni, alle Anson ed alle Holland. Molte di queste hanno avuto anche una elevata consacrazione popolare essendo un ottimo compromesso tra la pregevole fattura ed il prezzo di acquisto.
La serie forse più conosciuta è la Roma, costituita da eccellenti armi con batterie Anson & Deleey, ma dotate di finte cartelle laterali con perni riportati. Altra serie economicamente più accessibile ma di indubbio valore è stata la Sant’Uberto prodotta nei modelli 1 e 2. sempre dotata di batterie tipo Anson. Altra Anson d’eccellenza è laHemingway con la quale la Vincenzo Bernardelli ha inteso rendere omaggio al grande scrittore e cacciatore.
Tra i modelli a cani esterni non si possono ricordare la “Brescia” e la “Italia”; quest’ultima in particolare di ottima finitura, dotata di duplice chiusura Purdey integrata dalla triplice Greneer o Purdey.
Ma la gamma di prodotto ha sempre avuto al suo vertice unaqHolland con la quale l’azienda si è fatta apprezzare anche per la costruzione di armi particolarmente fini.
Fin qui è storia!ILa realtà e il resto

STORIA DEL PRODUTTORE: BERETTA PIETRO G.V.T. (BS) ITALY




BERETTA AS12eell



Nell’anno 1526, Mastro Bartolomeo Beretta da Gardone (1490 – 1565/68), consegnate all’Arsenale di Venezia 185 canne d’archibugio, ricevette in pagamento 296 ducati. Beretta era, dunque, in piena attività già agli inizi del ‘500 ed i suoi prodotti erano stati scelti addirittura dalla Serenissima, a testimonianza della loro eccellenza. Ben presto la fama valicò i confini del paese ed il nome Beretta divenne sinonimo di qualità senza compromessi, evidente nel progetto, nei materiali, nella costruzione e nelle prestazioni. E così ebbe inizio la tradizione familiare che giunge, ininterrotta, ai nostri giorni, attraverso quindici generazioni di Beretta. I segreti e l’attenzione per i dettagli che Jacopo (1520/25 – …) apprese dal padre Bartolomeo li passò in eredità al figlio Giovannino (1550 – post 1577) ed al nipote Giovan Antonio (1577 – post 1649) e così via, un secolo dopo l’altro.

Agli inizi del 1800, Pietro Antonio Beretta (1791 – 1853), pur tra le mille difficoltà delle dominazioni straniere, viaggiò in lungo ed in largo per l’Italia a mostrare l’eccellenza dei suoi prodotti e raccogliere nuove ordinazioni. Il figlio Giuseppe (1840 – 1903), continuando l’infaticabile opera del padre, aprì, in un mercato sempre più vivace ed internazionale, nuovi orizzonti per l’Azienda, dando un forte impulso all’esportazione ed alla distribuzione di alcuni fra i migliori prodotti stranieri in Italia. 

Fu quindi la volta di Pietro (1870 – 1957), il quale prese in mano le redini dell’Azienda all’inizio del ‘900, vi introdusse le più moderne tecniche di fabbricazione, brevettò numerosi congegni, meccanismi e tecnologie di costruzione, facendo della Beretta non solo la Prima Fabbrica Italiana d’Armi ma anche una delle industrie d’armi più moderne al mondo. I figli Giuseppe (1906 – 1993) e Carlo (1908 – 1984) continuarono l’opera di modernizzazione del padre assicurando all’Azienda un carattere multinazionale, conquistando nuovi mercati e dando inizio ad attività commerciali e produttive in altri paesi Europei ed in America. Tale impegno ha portato al successo l’Azienda nel settore militare, di polizia e commerciale in tutto il mondo.

Oggi, sotto la guida di Ugo Gussalli Beretta e dei figli Pietro e Franco, la Beretta si affaccia al terzo Millennio ricca d’una storia secolare ed allo stesso tempo preparata ad affrontare, grazie a cospicui investimenti nelle tecnologie più innovative, nell’organizzazione e in nuovi modelli, l’ardua sfida del mercato globale. La qualità senza compromessi inaugurata da Bartolomeo quasi cinque secoli fa è tuttora l’arma segreta del successo Beretta ovunque nel mondo.

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STORIA DEL PRODUTTORE: ARNOLDO ZACCARIA (RA) ITALY



Arnoldo Zaccaria era artigiano armaiolo in Ravenna, dove nacque nel 1882.


Fece il suo apprendistato presso gli Zanotti di S. Maria in Fabriago e presso i Toschi di Villa S. Martino.


Con tali maestri,  le sue doti innate gli permisero di raggiungere l’eccellenza nella costruzione di doppiette da caccia.


Con grande competenza meccanica e occhio di artista, realizzò  un centinaio di fucili, fatti benissimo, belli di forma e finitura. Qualche pezzo fu inciso da Hyppolite Corombelle, che a quel tempo  lavorava e viveva in Bologna.


Si  sa dei suoi buoni rapporti con il costruttore belga  Lajot, con visite reciproche a Ravenna  e Liegi.


Tanti  i riconoscimenti ufficiali, fra i quali una medaglia d’oro all’Esposizione di Torino nel 1928, il titolo di Cavaliere della Corona d’ Italia nel 1946, la nomina a Cavaliere del Lavoro nel 1952.


Sincera l’ammirazione dei suoi clienti, che lo idolatravano e non volevano sentir parlare d’altri costruttori.


Possono oggi ritenersi fortunati i pochi possessori delle sue doppiette.

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ARMI PERAZZI SPA BRESCIA (Storia)




La storia della Armi Perazzi Ã¨ la storia di Daniele Perazzi, un ragazzo poverissimo ma caparbio che da sempre insegue il mito del fucile perfetto e per questo sogna di diventare armaiolo. A soli sedici anni arriva finalmente il lavoro in una grande industria dove il giovane mette subito a frutto il suo innato talento brevettando un suo modello. E’ il primo di una lunga serie di fucili che dagli anni cinquanta portano il suo nome.

A 25 anni Daniele Perazzi ha la sua officina. I primi modelli vengono venduti direttamente sui campi da tiro dove la fama dell’armaiolo comincia a prendere piede grazie ai risultati eccellenti che i tiratori  inanellano con i suoi fucili. Nel 1957 nasce la Armi Perazzi, l’azienda di cui è fondatore.
Da cinquant’anni la Perazzi realizza prestigiosi fucili da caccia e da competizione, frutto della sapiente fusione tra artigianato, alta tecnologia e scelta di materiali eccellenti. Gli equilibri perfetti, la fluidità di brandeggio, l’elasticità e la maneggevolezza, le innovazioni che negli anni hanno reso i fucili Perazzi adatti ad ogni disciplina, fanno sì che l’azienda sia oggi leader mondiale nel settore del tiro a volo.



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Carabina a leva o lever action




La carabina a leva o lever action Ã¨ frutto di un'intuizione di John Moses Browning. Verso la metà dell'ottocento mise a punto un brevetto e peregrinò negli Stati Uniti proponendolo alle industrie armiere. La Winchester rifiutò le sue condizioni e perciò Browning la propose alla F.N. Belga.

E' la tipica sintesi delle esigenze balistiche del pioniere americano dell'ottocento. Leggera, di facile imbracciattura per sparare anche a cavallo, con la possibilità di ripetere in rapida successione più colpi, adatta all'offesa, alla difesa e alla caccia.
La carabina a leva è stata prodotta in varie versioni e calibri da varie aziende: HenryWinchesterF. N. Browning,RegmintonMarlin.


particolare di una carabina a leva

L'azione di caricamento dell'arma si realizza azionando verso il basso e riportando verso l'alto la leva posta attorno al grilletto: con questa operazione si realizza:

-espulsione del bossolo sparato;

-armamento del cane;

-prelevamento della cartuccia dal serbatoio (canna inferiore) e il suo inserimento nella camera di scoppio

La carabina lever action camera munizioni con punta arrotondata, così realizzate per evitare che la loro sequenza nel serbatoio possa creare rischi esplosivi, questo elemento unito alle non eccezionali doti balistiche, non la fanno eccellere come arma per tiri a lunga distanza.



Fonte:La Doppietta.it



L'origine dell'arma a ripetizione a leva va cercata altrove e in epoca ben precedente, se analizziamo l'evoluzione che porterà al fucile Winchester (la più famosa ma non certo l'unica delle armi a leva) il primo progetto di arma di questo tipo si deve a Walter Hunt, creatore del Volitional Repeater, un fucile a proiettili autopropulsi ( la carica di polvere era contenuta nel fondo cavo della palla in piombo e l'innesco era separato) con serbatoio tubolare sotto la canna e due leve di caricamento di cui una apriva e chiudeva l'otturatore e l'altra azionava un elevatore che portava i singoli propiettili all'altezza della camera di scoppio.
Da questo primitivo congegno ( di cui oggi sopravvive un solo esemplare nel museo della Winchester) derivò un modello più evoluto, il Volcanic, ideato da un certo Jennings e prodotto nelle due versioni carabina e pistola, con canne di differente lunghezza e diversi calibri. Tale arma è ben nota ai collezionisti italiani perchè fu copiata dal napoletano Venditti. I proiettili erano ancora autopropulsi ma stavolta l'innesco era incorporato e vi era un'unica leva che azionava sia l'otturatore che l'elevatore. Ad un certo punto la fabbrica Volcanic Arms fu rilevata da Horace Smith e Daniel Baird Wesson che però poi preferirono dedicarsi alla produzione di revolver e cedettero la Volcanic ad un pool di investitori fra i quali spiccava un fabbricante di camicie, tale Oliver Fisher Winchester, che intuito come le armi a ripetizione potessero essere l'affare del futuro rilevò la società e mise a capo della fabbrica l'ingegner Benjamin Tyler Henry, il quale comprese che il problema che stava alla base dello scarso successo dei Volcanic era la scarsa potenza delle munizioni. Così sostituì i proiettili autopropulsi con una cartuccia a percussione anulare calibro .44 e, nel 1860, mise in produzione il fucile Henry.
L'Henry era molto migliore delle armi che lo precedettero ma aveva un difetto nel sisema di caricamento: le cartucce si infilavano nel serbatoio dalla parte anteriore e questo costringeva il tiratore a tenere il fucile verticale, quindi ad esporsi al tiro nemico. Nel 1866 Nelson King, altro collaboratore di Winchester, brevettò lo sportello laterale di caricamento che permetteva di introdurre le cartucce direttamente nel serbatoi. Era nato il fucile Winchester 1866, detto Yellow Boy per la carcassa in ottone resa famosa da tanti spaghetti-western
Nel 1873 la carcassa divenne in acciaio per supportare la maggiore potenza delle nuove cartucce 44/40 a percussione centrale, e nacque ilmodello 1873 seguito tre anni dopo dal modello 1876, il primo Winchester concepito per la caccia grossa (al bisonte sopratutto)
Browning entrò in scena con il suo fucile monocolpo nel 1885, e l'anno dopo cn il fucile 1886 già citato, capace di sparare la potente 45/70 government cui seguì il modello 1887, primo Winchester a ripetizion a canna liscia, in calibro 10 e 12, funzionante a leva, nel 1892 la carabina omonima, versione ridotta del 1886, molto usata n assato nei western americani ( era l'arma di scena preferita fra gli altri da Jhon Wayne)e nel 1893 il primo Winchester a pompa (anch'esso a pallini) che nel 1897 fu convertito per le cartucce a polveri senza fumo e comparve nelle mani dei soldati americani sia nelle fFilippine che nella I° guerra mondiale, col nome di "trench Gun".
Nel 1894 Browning progettò l'omonimo fucile aleva, concepito per le cartucce a polvere senza fumo, destinato a rimanere in produzione per oltre 110 anni, nel calibro 30/30 originale e in altri che venero in seguito (compreso il .44 Magnum)
L'anno dopo mnasce il modello 1895 (quelo della foto che hai postato tu, pippodark!) primo winchester a leva con serbatoio verticale anzichè tubolare. Camerato per calibri militari ( 30/40 Krag, .303 British, 7,62x54R, 30/03 e 30/06 ) e nel .405 destinato alla caccia grossa ( usato in Afrca da Teddy Roosevelt)
e la storia continua...
Cito brevemente i due maggiori concorrenti di Winchester: la carabina Spencer durante la guerra di Secessione ( che fu acquistata in grandi quantità dai nordisti mentre solo poche centinaia di Henry finirono nelle loro mani) e il Marlin, prodotto ancora oggi, in diversi calibri. Ma di loro parlerò più estesamente in seguito.

Winchester (UN PO' DI STORIA)


Il primo Winchester nasce nel 1866 sulle ceneri dell'Henry, di cui la Winchester ne aveva rilevato l'azienda.
Il nuovo fucile, oltre ai diritti, aveva rivelato dall'Henry anche l'aspetto esteriore e i meccanismi di caricamento e funzionamento. Per cui, se si mettono a confronto tra di essi un fucile Henry ed un fucile Winchester, esteriormente si avrà quasi l'impressione di guardare due armi uguali.
Le differenze sostanziali stanno solo nell'apertura di caricamento e nel caricatore.
 




Differenze Henry / WinchesterGuardando e confrontando le due foto a sinistra (sopra, fucile Henry; sotto, fucile Winchester) si possono notare le differenze tra le due armi.
1 - Nell'Henry, il castello non presenta l'apertura per il caricamento dei proiettili (che invece si trova sotto il castello), mentre nel Winchester è ben presente.

2 - Nell'Henry, il caricatore tubolare sotto la canna principale non possiede il "rivestimento" di legno, come invece nel Winchester, di cui tra l'altro è trattenuto da un anello di ferro.



• Meccanismi di funzionamento e di caricamento
Nei vari modelli di Winchester che sono stati prodotti e che mi accingo a descrivere più avanti in quanto protagonisti della Conquista del West, il meccanismo di caricamento è uguale per tutti, per cui ho deciso di non spiegarlo in ogni singola descrizione dei vari modelli ma di farlo in questo apposito paragrafo.
Il caricamento del Winchester è abbastanza semplice.
Il fucile poteva contenere fino a 17 colpi, ma solitamente se ne caricavano di meno per evitare di inceppare l'arma.
I colpi venivano caricati tramite l'apertura sul lato destro del castello, vi si infilavano i proiettili uno alla volta e si spingevano per poterli inserire nel caricatore sotto la canna. Questa operazione si ripeteva a seconda del numero di proiettili che si voleva caricare.
Quando le pallottole erano tutte inserite, per mettere il colpo in canna e poter dunque sparare, bisognava spostare verso il basso e poi rialzare la leva di caricamento: questa operazione faceva sì che il meccanismo interno "alzava" il proiettile in linea con la canna e nel frattempo, tramite una sorta di cilindro posto dentro la parte alta del castello, il cane veniva spinto all'indietro in posizione di sparo. A questo punto bastava premere il grilletto per far partire il colpo. Questo ciò che succedeva se il proiettile era il primo ad essere sparato.
Per i colpi successivi, infatti, prima di "alzare" la pallottola in linea di tiro e armare il cane, il meccanismo interno (messo in funzione, lo ripetiamo, dall'abbassamento della leva di caricamento) espelleva da un'apertura nel castello il bossolo del proiettile appena sparato e quindi caricava un altro colpo in canna.
Così via fino allo svuotamento del caricatore.



Castello del Winchester. Notare l'apertura per il caricamento dei proiettili


Winchester con leva di caricamento abbassata. Notare il cilindro che sposta indietro il cane. Se l'arma fosse stata carica, con l'abbassamento della leva sarebbe anche stato espulso il bossolo