Grazie a una bomboletta di azoto compresso quest’arma non letale proietta contro l’aggressore due piccoli dardi collegati a un accumulatore ad alta tensione. Grazie alle onde elettriche che emette il K.O. è assicurato, ma senza alcun pericolo di danni permanenti
a cura di M.M.
L’Advanced Taser è una curiosa arma non letale prodotta da una azienda americana, la “Taser International” che funziona a gas precompresso. La particolarità di questa sorta di pistola è che non spara proiettili, ma è in grado di scaricare sull’aggressore una corrente ad altissimo voltaggio (50 mila volts) che provoca una folgorazione istantanea, sebbene non letale.
L’Advanced Taser è alimentato da una bomboletta di anidride carbonica che fornisce la propulsione simultanea a una coppia di dardi che restano sempre collegati all’arma da un sottilissimo cavo metallico. I cavi, lunghi circa cinque metri, conducono corrente elettrica ad altissimo voltaggio e una volta raggiunto il bersaglio penetrano per alcuni millimetri sotto alla cute. Non appena i dardi raggiungono l’obiettivo, cioè un corpo umano (che essendo costituito per la maggior parte da acqua è un conduttore di elettricità ) il circuito si chiude e l’aggressore viene attraversato da una scarica di corrente. Ma l’effetto incapacitente non è dovuto soltanto all’intensità della corrente: il circuito interno del Taser emette una serie di onde elettriche simili a quelle usate dal cervello per trasmettere ai nervi e ai muscoli i segnali di movimento. Queste onde sovraccaricano il sistema nervoso e impediscono al cervello di coordinare i movimenti, impedendo al soggetto persino di restare in piedi. Una serie di test effettuati su settanta volontari provenienti dai corpi di élite e Swat della polizia americana, che si sono fatti folgorare per verificare l’efficacia del Taser, ha dimostrato che nel 100% dei casi i soggetti sono stati messi in stato di assoluta incapacità di nuocere in un tempo inferiore a mezzo secondo dal contatto con i dardi. In nessun caso si sono manifestate conseguenze a lungo termine in seguito alla folgorazione.
Inoltre è stato anche effettuato uno studio sull’impiego di armi non, registrando la presenza di traumi gravi dopo la colluttazione, sia ai danni del sospetto sia a quelli dell’agente. Su cento casi esaminati relativi all’uso di diverse armi non letali si è visto che su cento scontri a mani nude il 78% dei sospetti e il 36% degli agenti restano feriti in modo serio. Usando come arma non letale la torcia il rapporto è dell’80% contro il 15%, con il manganello è del 78% contro il 20%. Ma impiegando il Taser elettronico questo rapporto è dello 0% contro 0%. I modelli di Advanced Taser destinati alle forze dell’ordine incorporano persino un doppio sistema di identificazione destinato a scoraggiarne un uso troppo disinvolto. Il primo è costituito da un circuito che memorizza l’ora e la data di ogni sparo. Questi dati non possono essere modificati dall’utente ma possono essere letti dal computer della centrale di polizia, che può così controllare l’operato di ogni singolo agente. Il secondo sistema, molto più prosaico, è costituito da una “compressa” di dischetti di carta simili a coriandoli, sui quali è stampato il numero di matricola dell’arma. Sparpagliandosi sulla scena del conflitto questi coriandoli possono essere raccolti dalla polizia scientifica, identificando immediatamente l’identità del tiratore.
Tanti nomi, un solo modello
Pur essendo chiamata in modi molto differenti – Taser, pistola elettrica, dissuasore elettrico – quest'arma è sostanzialmente “mono-marca” e “mono-modello”. Il Taser, che ricorda una pistola per forma e grandezza, si compone di due elettrodi capaci di colpire un obiettivo con un flusso di corrente elettrica ad alto voltaggio, ma bassoamperaggio.