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Remington 700



Le foto sono relative al MODEL 700 - 200TH YEAR ANNIVERSARY LIMITED EDITION


Il fucile Remington “700” può essere definito incondizionatamente un’arma di successo, visto che è uno dei bolt action più venduti nel suo Paese d’origine ed è spesso utilizzato come base per la creazione di fucili custom. Questa preferenza generalizzata dipende, oltre che dalla tradizionale qualità dei prodotti Remington, da un’accorta progettazione. Una caratteristica fondamentale ai fini della sicurezza è la testa dell'otturatore con la circonferenza in rilievo (counterbored): si tratta di un anello che, senza interruzioni, avvolge il fondello della cartuccia. Questo anello s'inserisce completamente nella camera di cartuccia della canna che, a sua volta, è avvolta completamente dall’anello della scatola di culatta. Sono questi i "tre anelli d'acciaio", spesso citati dalla pubblicità.
Due altre caratteristiche del Remington “700” permettono di ottenere una precisione notevole: lo scatto solitamente di buona qualità e il tempo di percussione brevissimo (appena 3 millisecondi).
Su questo impianto così efficiente e collaudato sono possibili nuovi interventi? La risposta è ­ come vedremo ­ affermativa e le novità nascono dalle inedite prospettive offerte dalla moderna tecnologia.
Il rivoluzionario modello 710
Dall’esperienza del “700”, su cui sono state innestate non poche innovazioni tecnologiche, è nato il nuovo bolt action Remington “710”, fucile che dichiaratamente s’inserisce nella fascia di prezzo economica. Il suo sistema di chiusura presenta un’importante novità costituita dal fatto che i tenoni di chiusura ricavati sulla testa dell’otturatore sono tre, che impegnano altrettante sedi corrispondenti presenti nella parte posteriore della canna, e non nella scatola di culatta come avveniva nel modello “700”. Quest’accoppiamento diretto otturatore/canna costituisce un’indubbia garanzia di solidità. 
La scatola di culatta presenta un inserto di nylon rinforzato con fibra di vetro impregnata di Teflon e silicone allo scopo di garantire la massima scorrevolezza dell’otturatore, il che costituisce un’autentica novità. 
Il sistema di chiusura a tre tenoni comporta un angolo di apertura dell’otturatore di 60° (contro i 90° che si riscontrano nel caso di un otturatore con due tenoni contrapposti); questa minore rotazione del manubrio dell’otturatore permette di ripetere più velocemente i colpi. 
Oltre alla tradizionale leva della sicurezza manuale, il “710” nasce con l’Integrated Security System, un ulteriore dispositivo con chiave amovibile che deve essere infilata in un nottolino ricavato nella parte posteriore dell’otturatore. Essa può bloccare l’otturatore in posizione di apertura, di modo che persone non autorizzate (bambini, intrusi eccetera) non possano utilizzare l’arma. 
Altre caratteristiche degne di nota sono il caricatore bifilare estraibile (a esposizione singola della cartuccia) realizzato in lamierino d’acciaio, capace di 4 colpi. La canna da 22 pollici (559 mm), accoppiata a pressione con la scatola di culatta (e non più avvitata, fatto che determina un certo risparmio), è forgiata a freddo. Il calcio, di materiale sintetico di colore grigio scuro, presenta un generoso poggiaguancia, il calciolo nero di gomma e le magliette per la cinghia. Inizialmente il Remington “710” è prodotto nei calibri .270 Win. e .30-06 (in entrambi i casi l’anima della canna presenta 6 righe destrorse con passo di 10 pollici); la sua lunghezza totale è di 1080 millimetri e pesa circa 3230 grammi.

In Italia è previsto per il mese di giugno (catalogazione da parte del ministero dell’Interno permettendo) ad un prezzo particolarmente vantaggioso (1.350.000 lire, ossia 697 euro) considerando che il Remington “710” è fornito completo di cannocchiale Bushnell “Sharpshooter” 3-9x40, già montato e tarato in fabbrica. Da un primo esame del “710”, forzatamente superficiale, ci pare che il contenimento dei costi derivi dal tipo di calcio impiegato, dalle sobrie rifiniture e dalla nuova tecnologia utilizzata per costruirlo che tuttavia non dovrebbe incidere né sulle prestazioni, né sulla sicurezza d’uso.
Model 700 Titanium 
La tendenza a produrre dei bolt action alleggeriti per l'uso in montagna (che costituiscono indubbiamente un'alternativa allettante ai fucili basculanti) riguardava per ora solo i piccoli preparatori, alcuni in grado di allestire dei fucili veramente belli (la base da cui sono ricavati è di solito il Remington “700”). Il fenomeno ha preso piede e ora è la stessa Remington a proporre una versione del “700” con scatola di culatta in titanio, metallo che garantisce la stessa robustezza dell’acciaio, con un peso ridotto. Sempre per contenere il “carico” che il cacciatore è destinato a trasportare, il corpo dell’otturatore (d’acciaio) presenta un alleggerimento a scanalature elicoidali ­ molto bello anche dal punto di vista estetico ­ ottenuto sfruttando il “quarto asse” dei centri di lavoro a controllo numerico computerizzato; inoltre il manubrio è cavo internamente.
Il risultato è evidente: la versione con l’azione corta pesa 2380 grammi, con quella lunga si arriva a 2490.

Il Remington “700 Titanium” monta una canna d’acciaio inossidabile tipo 416 lunga 22 pollici (559 mm), con profilo esterno conico (“mountain contour”), priva di mire metalliche. Per inciso, ricordiamo che la scatola di culatta presenta le opportune fresature per il fissaggio diretto degli attacchi del cannocchiale. Anche il calcio è stato scelto in funzione del contenimento del peso: si tratta di un modello composito, realizzato con fibra di carbonio rinforzata con Kevlar, che garantisce un accoppiamento particolarmente solido con la meccanica, il che è garanzia di precisione nel tiro. Il Remington “700 Titanium” è offerto nei calibri .260 Remington, .270 Win., 7mm-08 e .30-06; in Italia dovrebbe essere disponibile in autunno ad un prezzo di circa 4.000.000 di lire (2.066 euro). Per lo stesso periodo sono attesi anche i modelli “700 EtronX” dotati di scatto elettronico, novità dell’anno 2000 che a causa delle immancabili italiche lungaggini burocratiche non sono ancora presenti nelle armerie di casa nostra.

Il giovane titanio
Il titanio è per abbondanza sulla crosta terrestre il quarto elemento metallico fra i metalli strutturali (dopo alluminio, ferro e magnesio) e il nono elemento in assoluto, distribuito in depositi sfruttabili sparsi per tutto il globo; è presente sulla crosta terrestre sotto forma di minerali, composti e di altri materiali.
A differenza degli altri elementi citati, il titanio ha però una storia molto breve, poiché la sua scoperta risale al 1790, quando il reverendo inglese William Gregor, analizzando delle sabbie trovate in una spiaggia nei pressi della sua parrocchia, vi scoprì un elemento sconosciuto. Il religioso (mineralogista laureato a Cambridge) propose di chiamare tale sabbia “Menaccanite” (dal nome della sua città, Menachan, in Cornovaglia) oppure “Georgium” in onore del re d’Inghilterra.
Nel 1795 anche il chimico tedesco Klaproth, analizzando dei minerali provenienti dall’Ungheria, individuò una sostanza sconosciuta, il rutilo (biossido di titanio); dimostrò che la “Menaccanite” e il rutilo erano minerali composti di uno stesso metallo che chiamò “titanio”, ispirandosi ai Titani della mitologia greca.
Lo sviluppo di un processo per la produzione del titanio di elevata purezza a partire dal minerale richiese oltre un secolo, a causa della tendenza a reagire con l’ossigeno e l’azoto dell’atmosfera (processi Hunter, 1910, e Kroll, 1937).
Gli studi sulle possibili applicazioni, iniziati nel periodo fra le due guerre mondiali, sfociarono nel secondo dopoguerra con i primi casi di uso del titanio nell’industria aeronautica; nel 1947 erano due soli al mondo i produttori di titanio (il Bureau of Mines degli Stati Uniti e la E.I. Du Pont de Nemours Inc.). Negli anni Cinquanta altri cinque gruppi industriali degli Stati Uniti iniziarono a produrre titanio, spinti dalla domanda proveniente soprattutto dal settore aerospaziale. Per gli stessi motivi e per la domanda proveniente dal settore militare, anche in altre parti del mondo (Cina, Giappone, Unione Sovietica) iniziavano a svilupparsi industrie del titanio.
Nonostante la sua grande diffusione in natura, il costo del titanio sotto forma di metallo puro utilizzabile per scopi industriali è tuttora piuttosto elevato a causa delle caratteristiche del mercato mondiale, tipicamente oligopolistico. In particolare, il mercato mondiale del titanio è fortemente influenzato dalla domanda (piuttosto discontinua) proveniente dall’industria aeronautica (che richiede un prodotto puro, pagato anche ad alto prezzo), manca una quotazione ufficiale del prezzo del titanio (fattore determinante nel produrre un mercato poco trasparente), si è creato nel corso degli anni un circolo vizioso di basse previsioni di vendita, bassi investimenti e quindi basso sviluppo dell’industria alimentato dagli alti costi che permangono quando gli investimenti sono scarsi.